#6 La ferita che insegna: quando il limite diventa possibilità

Pubblicato il 2 settembre 2025 alle ore 08:39

La ferita interrompe, disorienta, espone. Ma può anche aprire. Nel limite, qualcosa si rivela: una possibilità, una direzione, un nuovo inizio. Questo è uno sguardo sulla ferita come spazio formativo, non come ostacolo.

La ferita come soglia

La ferita non è solo ciò che fa male. È ciò che interrompe, che espone, che costringe a fermarsi. Ma proprio lì, dove qualcosa si rompe, può nascere uno sguardo nuovo. La ferita è soglia: tra ciò che eravamo e ciò che possiamo diventare. Non va glorificata, né negata. Va attraversata.

La ferita come rivelazione

Il dolore non è sempre chiaro. A volte si manifesta come stanchezza, come chiusura, come silenzio. Ma se accolto, se ascoltato, se accompagnato — può diventare rivelazione. La ferita mostra ciò che conta. Ci costringe a rivedere priorità, relazioni, scelte. Non insegna con le parole, ma con la carne.

La ferita come spazio formativo

Nel processo formativo, la ferita è inevitabile. Non perché si debba soffrire, ma perché crescere implica perdere qualcosa. Un’idea, una sicurezza, un’immagine di sé. Chi accompagna deve saper riconoscere la ferita non come fallimento, ma come passaggio. È lì che si gioca la possibilità di un cambiamento autentico.

Conclusione

La ferita non è il contrario della forza. È il luogo dove la forza si misura, si modella, si trasforma. Accoglierla non significa rassegnarsi, ma riconoscere che anche il limite può generare vita. Perché, in fondo, ciò che ci ferisce può anche insegnarci a vivere.


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