#4 Il silenzio come segno

Pubblicato il 21 agosto 2025 alle ore 10:47

Il silenzio è spesso frainteso. Lo si interpreta come vuoto, come mancanza, come interruzione. Eppure, in molte situazioni, il silenzio è un segno. Un gesto che comunica, una scelta che orienta, una presenza che non ha bisogno di parole.

Silenzio che protegge

Ci sono momenti in cui il silenzio è una barriera sottile.

Non per nascondere, ma per difendere ciò che non è ancora pronto.

È una forma di contenimento, un modo per tenere al riparo ciò che è fragile.

Chi lo incontra deve saperlo rispettare, senza forzarlo. Non tutto ciò che tace è chiuso. A volte è solo in attesa.

Silenzio che orienta

Il silenzio può anche essere una soglia. Non indica una direzione, ma la prepara.

È il tempo in cui si decanta il pensiero, in cui si lascia sedimentare ciò che è stato vissuto.

Non è passività, ma disponibilità.

Chi sa sostarvi dentro, senza fretta, scopre che il silenzio non è vuoto: è spazio.

Silenzio che accompagna

Nella relazione, il silenzio è presenza discreta.

Non cerca di risolvere, ma di stare. È il modo in cui si riconosce l’altro senza invaderlo.

Non è mancanza di parola, ma rinuncia al superfluo.

È lì che si costruisce fiducia, senza spiegazioni, senza urgenze.

Conclusione

Il silenzio non è ciò che interrompe la parola, ma ciò che la prepara.

È il luogo dove si custodisce l’essenziale, dove si lascia maturare ciò che non può essere detto subito.

Chi sa riconoscerlo, chi sa abitarlo, chi sa rispettarlo scopre che il silenzio non è mai vuoto.

È un segno. E come ogni segno, chiede di essere letto, non riempito.


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